Cronache
La Fine della Proibizione

Anonimo Amanuense - prima decade della III° Età
Manoscritto originale: Scriptorium del Cancellierato, Sanctior

"Nel mentre di tutto ciò (Il sacco di Naria NdC), si è detto che altre sacche di resistenza combattevano aspramente od erano immuni alla marea del Caos, vuoi per la pochezza dei luoghi in questione ed il seguente disinteresse strategico - Flaria era stata annessa territorialmente, con la presenza di pochi drappelli e certo non per conquista militare - vuoi per l'impossibilità di far fronte al potere energetico di alcuni luoghi. Tra questi vi era il Cerchio di Colline ad Ovest di Lainë, sede della marca più potente: il Sigillo di Proibizione."

"Vi era come Custode, a quel tempo, un vecchio Druido a nome Anaerk, grande tra quelli del suo offizio, ma umile. Il Verde Consiglio era ormai un nome appartente perlopiù al passato, i suoi Serventi sparsi da tempo ai quattro angoli delle Lande conosciute.
Anaerk era persona di grande spirito e percepiva molto di più di quello che dava ad intendere con le parole, come è norma tra l'antica comunità Druidica. Non passò quindi molto tempo dopo le prime avvisaglie del Grande Male (allora il Caos era ancora un'infiltrato fuggiasco nelle Lande) che, preso da torvi presentimenti, Anaerk si mosse per aver consiglio dai grandi del suo ordine. Fu così che le grandi aquile furono allertate e lupi e cigni inviati in cerca del Consiglio degli Anziani, a Sud, nell'antica terra elfica sede dell'unica costola rimasta del Verde Consiglio. Ma il braccio del Caos era già allora lungo, potendo contare sulla corruzione instillata goccia dopo goccia, sicché ad Anaerk non tornarono che un pugno di messaggeri del folto numero da lui inviato, poiché, per quanto si seppe poi - dopo la fine del Grande Assedio e l'assopimento del Caos - stormi di corvi rinnegati avevano attaccato e spacciato buona parte dei cigni inviati, mentre dei lupi non si seppe più nulla. Solo le grandi aquile tornarono, ché nessun pennuto osava contrapporvisi e la loro missione faceva gioco al Caos: nessuna di loro portò infatti notizia del Consiglio druidico, comunicando invece di un terrore strisciante che marciava alla testa di armate di Nonmorti, ingoiando miglio dopo miglio le lande più desolate nel profondo sudovest di Naria.
E con l'avverarsi dei suoi più cupi presentimenti - lo schierarsi del Caos, il suo incedere erratico con il solo scopo dell'annientamento dei viventi - Anaerk assaggiò l'angoscia divorante dell'impotenza: quale forza poteva infatti disperdere una tale dispiegamento di puro Male? E a lungo meditò, con solo il suo allievo a dargli conforto.
Così il Caos si svelò al mondo e prese pian piano possesso di ogni ettaro di Naria, portandovi l'acre odore della morte; e sebbene in modo strisciante il suo divenire potenza durò anni, il suo manifestarsi fu un battito di ciglio, e nessuno vi si mostrò preparato.
Pure, in quei giorni, chi avesse voluto incamminarsi tra i boschi e le praterie di Naria avrebbe potuto passare quasi indenne tra i combattimenti (non già tra il sentore di morte portato dai venti), perché le Lande Abitate erano vaste e la potenza del Caos raggrumata nei suoi centri nevralgici, sì che del resto del territorio poco esso si curava. Ed in questi luoghi i più sostarono, raminghi profughi di guerra, ma almeno vivi. Nessuno sapeva però per quanto.
Ad Anaerk, dalla posizione privilegiata all'ombra del Talismano di Proibizione, tutto questo non sfuggiva. Come poter porre fine alle sofferenze? E nella sua mente balenò una risposta... e tremò. Ma il pensiero vi era stato alitato dall'alto: lontani dal Mondo per scelta, i Giardinieri non avevano mai smesso di curarsi dei suoi eventi, ed avevano per Anaerk un amorevole rispetto, poiché leggevano nel suo cuore l'amore per Naria. Il loro consiglio era follia, la sua realizzazione morte sicura, ma non esitavano, poiché Anaerk, in cuor suo, già si era votato."

"Il loro consiglio era la distruzione del Sigillo."

"Molti Storici e Studiosi pensano ora che questa fu un'arguzia dei Giardinieri per poter rimettere piede in Naria per tramite dei loro Araldi.
In ciò grandemente si sbagliano, come i meno maliziosi subito interpretarono, poiché la Vita in Naria esiste per loro Dono, e mai hanno lasciato che i loro pensieri obliassero il bene di questo mondo, come di altri. Il disegno era preciso: come i loro Inviati avevano permesso che il seme del Male attecchisse, così ora loro stessi porgevano un nuovo aiuto per sradicarlo. Ed Anaerk li ascoltò."

"Quel giorno è ricordato ancora da molti tra i viventi.
Anaerk sapeva che nessun umano potere avrebbe spezzato il grande Sigillo di Proibizione: la sua energia lo avrebbe spacciato all'istante. Eppure, una voce interiore lo tormentava di continuo, ma non era solo un'influenza divina; molta era infatti la farina del suo sacco in questo, ché da subito aveva pensato che gli Dei Minori, non i Maggiori - i Giardinieri rispettavano infatti il libero arbitro di Naria e non si intromettevano mai direttamente - potessero essere la chiave di volta per mettere in scacco l'empietà del Caos. Tante erano anche state le voci che si erano alzate allora, dopo la proibizione, per urlare parole di dissenso verso l'espulsione degli Dei o per piangerne la dipartita; tra queste non vi era certamente quella di nessun Druido che ben aveva in mente la distruzione apportata dall'Odio, e neppure vi erano le voci delle genti di Flaria e dell'Amir, spazzate via dalla furia rabbiosa della lotta tra gli Dei. Pochi erano i loro sopravvissuti e costoro guardavano con sdegno e sofferenza le mani alzate a pugno contro le sagge parole dei Druidi.
Pure, il Caos era stato l'ultimo inatteso regalo degli Dei ed era loro compito venirne a capo, pensava Anaerk. Il seme del Male era stato piantato dallo stravolgimento del Cuore di Naria, potente talismano che ora non era più: era infatti esploso in molteplici frammenti di energia distorta e incontrollabile durante l'ultimo cozzo violento tra Sibrene e Thar Enna, gli Dei riottosi. L'Amir ne aveva pagato le conseguenze. Ma il Cuore di Naria non doveva trovarsi in quel luogo, e nemmeno in quelle mani..."

"...e, soprattutto, la difesa che il Cuore incarnava era completamente cessata."

"Come abbia potuto Anaerk completare il suo compito, non è dato sapere, se non per congetture. Fu poi Banhir, l'elfo di Lindomë suo amato allievo, ad indicare il probabile flusso degli eventi. Non ne vide l'atto diretto, però, ed è per questo che fu in grado di raccontarlo al mondo, poiché dopo poco che il suo Maestro lo ebbe lasciato dormiente e stremato per una delle tante notti vigili di veglia per incamminarsi verso il ricettacolo del talismano - il Sigillo infatti risiedeva in un grande Obelisco radicato nel suolo - fu svegliato da un secco boato, come di un lacerarsi di mille rocce, ed un potente spostamento d'aria lo proiettò distante. La terra tremò sotto i suoi piedi ed il forte boato perse potenza ma guadagnò in ampiezza, riverberando in tutti i cieli di Naria. Fu solo dopo molto tempo che riuscì ad alzarsi e a guardarsi attorno: dove un tempo si stagliava il grande Obelisco delle Genti, ora non vi era che un cumulo di rocce franate. L'ultima cosa che Banhir si ricordò del suo amato Maestro era la sua figura china accanto ad un fuoco, la notte precedente, assorto nel canto sommesso di una inafferrabile litania. Le sue mani brillavano di un lucore verde e salubre e nei suoi occhi, quando si incontrarono, vide un profondo sguardo d'amore..."

"E l'ultimo incantamento Anaerk lo eseguì veramente per amore di Naria, pur sapendo che era la sua condanna a morte. Con il senno di poi fu la mossa più giusta, poichè il compito del Sigillo poteva dirsi ora terminato, e la sua Proibizione un danno più che un guadagno. E Banhir pianse amaramente la morte del Maestro, unico tra le Lande, che nessun vivente era in zona, tutti domandandosi cosa stava repentinamente accadendo e se questo fosse un nuovo inganno del Caos."

"Perché un rombo aveva invaso l'aria, udendosi netto in ogni dove, ed era presto di mattino, un mattino cupo e foriero di pioggia. Ma con il rombo arrivò anche un vento forte, e spazzò le nubi sì che in poco tempo il cielo si stagliò di un azzurro profondo e solo lontano, a Sudovest, rimase cupo."

"Il Mondo aveva preso contatto con la fine della Proibizione, ma non ne aveva preso coscienza. Ciò che però gli assediati videro furono accampamenti vuoti, lasciati di fretta, e campi lastricati di ossa dove il Caos, in preda al dubbio ed alla paura, aveva privato i suoi servi dell'alito che li sosteneva. Altrove, furono le rotture dei fronti e le ritirate disciplinate a stupire i difensori, come fu per Ishtaar ed il suo circondario, ma nessuno caricò le armate in fuga, troppo esausti anche solo per lanciare l'ultima litania.
Ma la morsa del Caos non aveva abbandonato le Lande. Nella sua ordinata ritirata, dove poterono gli eserciti del Caos distrussero quel poco che rimaneva di intonso, mentre in alcune parti sacche di guerrieri rinnegati prendevano il comando per personali guerre di vendetta.
Ma il più era fatto e presto gli eserciti delle forze civili di Naria si sarebbero rinforzati, riprendendo tutto il terreno perso.
E questo fu infatti ciò che avvenne, anche se non tutto fu riconquistato e nulla tornò come prima.
Un'era di pace si era conclusa nel sangue. Se ne era aperta un'altra di vigilanza, ma era piena di speranza."

crediti
Background image by denamorado on Freepik
Music by Zakhar Valaha from Pixabay